della società italiana, che non vanno né occultati né sottovalutati, soprattutto per capire
quanto essi sarebbero sopravvissuti al regime che li aveva messi in moto.
Il fascismo italiano è pienamente appartenuto alla famiglia politica del totalitarismo.
La storiografia italiana, invece, ha stentato ad abbandonare la convinzione che il fascismo
fosse una sorta di regime reazionario “all’italiana” non paragonabile allo stalinismo e al
nazismo, soprattutto perché non ha vissuto al suo interno l’esperienza del campo di
concentramento e di sterminio, e perché non è stato un puro regime del terrore.
La documentazione sul fascismo è enorme e distribuita in una cospicua mole di
archivi e biblioteche, ma in larga misura si tratta di giacimenti noti, censiti e perfettamente
ordinati per la consultazione. Per realizzare il Centro di documentazione e di
interpretazione il gruppo di ricercatori dovrà dunque sulla base del progetto fare un
notevole lavoro di scavo selezionando alcuni luoghi privilegiati.
Lo studio dei flussi e dei percorsi, basato sui concetti di semplificazione,
riconoscibilità ed accessibilità e analizzati sia per visite singole che di gruppo, ha portato
a proporre di collocare l'ingresso al piano seminterrato, con accesso in quota dal lato
posteriore dove troveranno collocazione il desk della biglietteria, il guardaroba e i servizi
igienici, per poi articolarsi sui tre livelli iniziando la visita dall'ultimo piano dell'edificio
da cui, tramite l'evocativa scala centrale dalla forte valenza scenografica e teatrale,
ridiscendere lentamente distribuendo ai vari livelli, spartiti secondo i diversi temi storici
e culturali, in un opprimente climax della narrazione. Ridiscesi attraverso le varie sale
espositive al piano seminterrato d'ingresso, i visitatori saranno poi indirizzati attraverso
la prima rampa dello scalone centrale al piano terra per accedere al bookshop e quindi
all'uscita su piazza Marconi.
La scelta del Comitato Tecnico e Scientifico di ridurre la quantità di oggetti da mettere
in mostra per ricondurre principalmente l'esposizione alla narrazione di fatti e momenti
storici raccontati attraverso video, immagini, parole e documenti originali, indirizza il
progetto di allestimento verso un approccio multimediale e dall'alta componente
tecnologica.
Alla complessità del tema espositivo, si è cercato di contrapporre una
schematizzazione della narrazione basata sulla chiarezza cronologica ed una divisione in
ambiti tematici: ad ogni livello del percorso espositivo, ogni tema, pur declinato da
dispositivi diversi, sarà caratterizzato dalla presenza del contributo critico di uno storico
(con tecnologia ologrammatica) che riporta al visitatore il giudizio storiografico sui fatti,
e da un racconto dei fatti e dei personaggi attraverso riproduzione di foto, video,
documenti storici con strumenti multimediali e supporti diversi. Gli ologrammi sono
realizzati utilizzando la tecnica del "fantasma di Pepper", in cui immagini e testi vengono
proiettati tramite monitor o pico-proiettore su uno schermo trasparente. L'effetto
olografico consente di realizzare immagini "in sospensione" che, pur se proiettate su di
un piano bidimensionale, appaiono al visitatore come evanescenti e "tridimensionali".
Entrando nella grande sala del primo piano, la boiserie allestitiva ricopre le pareti
perimetrali di tutti i piani assolvendo ad un racconto cronologico che attraverso la
testimonianza indiretta di personaggi, documenti e fatti storici rappresentino la società
degli anni '20 e di come questa ha vissuto il primo decennio di vita del regime, dalla
Grande Guerra fino al colonialismo.