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1f. Le funzioni compatibili con la struttura.

1f.1 Tutela, conservazione e rifunzionalizzazione.

Con Decreto del Direttore Regionale per i Beni culturali e

paesaggistici dell‟Emilia-Romagna del 22/11/2010, la Ca-

sa del Fascio e dell‟Ospitalità di Predappio è stata dichia-

rata di interesse culturale ai sensi degli artt. 10, comma 1, e

12 del D.Lgs. 22 gennaio 2004 n.42.

L‟edificio viene così sottoposto a tutte le disposizioni pre-

viste dal citato Decreto Legislativo.

Nella relazione storico-artistica, che costituisce parte inte-

grante dell‟atto, vengono evidenziati gli elementi architet-

tonici caratterizzanti (la torre littoria, la sagoma curvilinea

della facciata, la soluzione compositiva dell‟angolo che

ospita l‟ingresso principale), nonché l‟imponenza com-

plessiva dell‟edificio. Per quanto riguarda gli interni viene

richiamata la presenza residua di “marmi pregiati”, senza

soffermarsi, se non sull‟importanza particolare dello sca-

lone di accesso e distribuzione, sulle suddivisioni degli

ambienti, avendo evidentemente queste un carattere di

ordinarietà.

La procedura qui descritta ha preso avvio dall‟atto del

14/9/2010 col quale l‟Agenzia del Demanio, ente proprie-

tario, ha richiesto la verifica dell‟interesse culturale del be-

ne. D‟altra parte negli ultimi anni si è significativamente

accresciuta la sensibilità che ha indotto gli enti proprietari

di edifici realizzati nel periodo fra le due guerre, ma anche

il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, a sviluppare

iniziative di tutela di un patrimonio architettonico per

troppo tempo trascurato, se non addirittura rimosso, che

ci è pervenuto da un periodo oscuro della storia dell‟Italia,

ma non per questo meno significativo dal punto di vista

architettonico e costruttivo. Anche per questo tipo di spa-

zi si è dunque operato affermando, a fianco della necessità

del riuso, la cultura della “conservazione”.

Questa attenzione naturalmente ha richiesto, da parte del-

le autorità culturali del paese, un approccio diverso rispet-

to al passato, in quanto l‟oggetto sottoposto all‟esame do-

veva essere letto con criteri innovativi che non facessero

riferimento soprattutto alla sua storicità, bensì esplicita-

mente al suo valore architettonico, ed alla sua appartenen-

za ai processi di modernizzazione che hanno caratterizza-

to il passato recente.

Nella sostanza la riflessione che si è aperta ha riguardato, e

riguarda tuttora, l‟adeguamento dei canoni conservativi

adottati a un tipo di contenitori ben diversi da quelli coi

quali l‟opera di tutela e recupero si è misurata negli anni

passati, dai castelli alle dimore storiche, dai monasteri agli

edifici civili settecenteschi, ecc..

Questo processo peraltro è maturato in una fase in cui le

ipotesi di riuso, in realtà cominciato da alcuni decenni,

hanno cercato di rispondere con funzioni in continuità o

in forte analogia con quelle previste in fase costruttiva.

Casa del Balilla di Forlimpopoli