9
Anche la nuova cittadina di Predappio, che stava crescendo
sull’esiguo borgo di Dovia, intorno ai due luoghi sacri del
“mito delle origini”, la casa nativa Mussolini e palazzo Va-
rano, pensò ad una degna sede del partito fascista: una sot-
toscrizione popolare promossa nel 1926 da Aurelio Moschi,
cognato del Capo del Governo, raccoglieva, sull’onda del
successo di quella che aveva permesso il restauro della Rocca
delle Caminate, e la successiva donazione al Capo del Gover-
no, i fondi necessari per la costruzione di una Casa del Fascio,
che nonostante non avesse ancora una localizzazione precisa,
doveva comunque adeguarsi ad “uno stile perfettamente ro-
mano per un popolo di insegnanti, impiegati, professionisti,
commercianti, che avrebbero sostituito i rudi braccianti e i
forti contadini”, o meglio così caratterizzata: “la costruzione
dovrà essere necessariamente monumentale per inquadrarsi
con tutti gli altri edifici che sorgeranno in Predappio Nuova
e per accogliere una quantità di locali e diversi servizi. Com-
prenderà gli uffici per il Segretario Politico, del Segretario dei
Sindacati, del Comando di Milizia, delle Avanguardie; avrà
sale di lettura, da gioco, biblioteca, palestra ginnica, ristoran-
te, caffè, un vasto cortile interno ecc…”.
1
Alla fine del mese
di marzo del 1926 la raccolta dei fondi per la nuova Casa di
Predappio ammontava a 3.420 Lire.
2
Il progetto fu affidato
al geometra Enrico Priori, dell’Ufficio Tecnico del Genio
Civile di Forlì, che già aveva partecipato senza successo al
concorso per la Parrocchiale.
3
Con l’avvento di Florestano Di Fausto sul cantiere della
nuova Predappio, saggiamente suggerito a Mussolini dal
marchese Giacomo Paulucci di Calboli Barone, capo di
Gabinetto agli Esteri, il progetto Priori fu accantonato
anche perché non previsto in quel momento fra gli edifici
di prima necessità da realizzare a spese dello Stato.
4
In una
successiva stesura di variante al PRG del 1927, Di Fausto
localizzava la Casa del Fascio sull’area lasciata originaria-
mente a giardino con grande fontana, posta sull’angolo che
il Corso formava con la strada per la vecchia Predappio.
5
Il progetto proposto per la nuova Casa non ebbe seguito,
nonostante fosse previsto fra le opere da realizzare, ma rin-
viato ulteriormente, insieme ai progetti del Teatro e della
Parrocchiale, alla decisione del Superiore Ministero. Con
il nuovo edificio la grande piazza sottostante palazzo Va-
rano diventava il centro delle attività istituzionali e sociali,
dove coesistevano potere civico, potere religioso e potere
politico: tre torri come emblemi dei tre poteri. Non esiste
per ora altra documentazione di questo progetto, se non
il già citato ingombro planimetrico che ripropone esatta-
mente quello adottato per l’edificio municipale di Tirana
sulla piazza Scanderbeg, distrutto intorno al 1970 per fare
posto al Museo Nazionale Albanese; una particolare con-
formazione a punta di freccia, che diventava consuetudine
planimetrica per l’architetto romano e adottata nella riso-
luzione di progetti di edifici che venivano costruiti su lotti
Una Casa del Fascio per Predappio. Proposte e progetti
1
Popolo di Romagna
,
(d’ora in poi
PdR
)
7 febbraio 1926.
2
PdR
21 marzo 1926.
3
cfr. L. Prati, U. Tramonti, (a cura di)
La città progettata, Forlì, Castrocaro,
Predappio. Architettura e urbanistica fra
le due guerre
, Casma, Bologna 1999.
4
cfr. U. Tramonti, A Lucchi,
Predappio
e la valle del Rabbi, Storie del Novecento
,
In Magazine, Forlì 2010.
5
Archivio di Stato di Forlì, FGC, PN,
b. 386.