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Il Resto del Carlino
8/10/2016
La nipote di Himmler: “Scrivo perché l’orrore non si ripeta”
Katrin ha ripercorso la storia della famiglia in un libro
In tervista di Sofia Nardi
A Katrin Himmler
Katrin Himmler, cosa significa per lei essere parente stretta di un ufficiale nazista?
«Naturalmente non è una bella sensazione. Ma per me è diventa
t
o tutto molto più facile da quando ho cominciato a
fare ricerche sulla mia storia familiare e l'ho racchiusa in un libro, pubblicato con il titolo 'I fratelli Himmler: storia di
una
fami
-
glia tedesca».
Quali sono state le sue reazioni quando è venuta a conoscenza della storia di suo nonno, Ernst Himmler?
«Per me non è
s
tata dura accettare il passato della mia famiglia, perché mio padre raccontò tutto a me e ai miei fratelli
quando eravamo ancora dei bambini Per noi non è mai stato un segreto».
Di cosa parlerà oggi
alla conferenza che si terra al salone comunale di Forlì?
«Vorrei parlare delle mie ricerche per il mio libro sui fratelli Himmler, su quello che ho scoperto su di loro in veste di
nazisti. Parlerò anche del perché nella nostra famiglia è così difficile perfino ai giorni nostri affrontare l'argomento,
proprio
come
succede in tante altre famiglie. Dal 1945, infatti, si è alzato un muro di silenzio. Un muro che non riguarda solo la
Germania
,
ma l'Europa intera.
Proprio il tema della memoria per quello che riguarda i regimi totalitari, è
particolarmente controverso.
Perché è importante ricordare anche le pagine più tristi della nostra storia?
«
In Germani
a
il tema non è poi così controverso, salvo che per una piccola minoranza
.
Sono quasi tutti d'accordo
sull'importanza di ricordare i crimini più oscuri e brutali della storia
.
Dobbiamo tener vivo il passato perché abbiamo
la responsabilità verso le vittime di non dimenticarle, e, al contempo, anche la responsabilità verso le nuove
generazioni
di
far loro sapere quali crudeltà sono capaci di commettere anche le persone più normali e ordinarie, quando si trovano in
circostanze particolari».
Predappio, città natale di Mussolini, punta alla nascita di un museo a tema. C'è chi è a favore e chi è
contrario, te
mendo una sorta di apologia dei regimi totalitari. Lei cosa ne pensa?
«Penso che sia sempre una buona idea quella di confrontarsi in modo onesto con il passato, visto che pro-prio cos
ì
si
possono aiutare le prossi-me generazioni a comprendere cosa è realmente successo e perché
.
Sarebbe molto più grave
se le amministrazioni locali non volessero avere più niente a che fare con il passato di Forlì e finissero per lasciare la
città in mano ai neofascisti, che potrebbero trasformarla nella meta di un triste pellegrinaggio».