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2b.5 Attività di formazione
La formazione può rappresentare un comparto essenziale
per l’attività del Centro. Essa può prevedere anche inizia-
tive di carattere stanziale.
I progetti formativi, rivolti prioritariamente ad insegnanti,
educatori e giovani, potranno essere costruiti in collabora-
zione con Università, Istituti ed organismi culturali di varia
natura, ed avranno lo scopo di sedimentare la conoscenza
storica in funzione di una diffusione della cultura demo-
cratica. Nel tempo questa attività potrebbe ambire ad as-
sumere la fisionomia di una vera e propria “scuola della
democrazia” aperta anche a contributi e partecipazione a
livello europeo.
Dal punto di vista della collocazione delle attività formative
nella struttura va precisato che le stesse non richiedono
spazi destinati in modo stabile, ma possono essere realiz-
zate in ambienti versatili utilizzati temporaneamente e va-
riamente dimensionati. Va inoltre richiamata a tal fine la
disponibilità del vicino Teatro Comunale con l’adiacente
Sala Europa.
2b.6 Esposizioni temporanee
Una delle attività che il Centro potrà sviluppare nella dire-
zione dell’utenza pubblica è quella dello costruzione di un
programma di esposizioni temporanee riguardanti partico-
lari aspetti tematici o contenuti caratterizzati in modo
“puntuale”.
Le esposizioni potranno essere direttamente prodotte dal
Centro, ma potranno anche essere realizzate da altri sog-
getti istituzionali e qui ospitate.
Esse potranno essere allestite per periodi orientativamente
non superiori ai 60 giorni, in spazi versatili di norma desti-
nabili ad un complesso di funzioni a carattere temporaneo
(incontri, riunioni, formazione, ecc.), nella sede espositiva
della Casa natale di Mussolini già avviata in tal senso.
Dovrà essere assicurata dunque una adeguata dotazione di
strutture espositive mobili e facilmente stivabili e, nei locali
a ciò destinati, un’impiantistica predisposta ad un utilizzo
plurimo.
2b.7 Esposizione permanente/Museo
Richiamando l’esame effettuato relativamente al quadro
museografico nazionale inerente alla storia del secolo
scorso si conferma una concentrazione dell’interesse per gli
ultimi anni del periodo fascista, cioè quelli caratterizzati
dalla partecipazione italiana al secondo conflitto mondiale
e da alcuni aspetti di particolare rilievo, come ad esempio
“le leggi razziali”, la deportazione, le stragi di civili, la
guerra di liberazione.
Oltre a ciò va rilevato che in buona parte la museografia è
espressione di particolari luoghi o eventi ed ha quindi un
carattere “puntuale”.
In qualche modo è stato riproposto un impianto analogo a
quello della museografia relativa alla Grande Guerra, in
gran parte concentrata nei luoghi del conflitto, cioè Tren-
tino-Alto Adige e Friuli Venezia Giulia, dotati di una forte
carica simbolica.
Dunque per il 900 o per parti di esso sono mancate grandi
istituzioni museali capaci di offrire un quadro sufficiente-
mente ampio delle vicende storiche, come invece è acca-
duto per il Risorgimento.
Non c’è dubbio che lo scarso interesse museologico per il
complesso del ventennio fascista trova probabilmente una
spiegazione non solo nella naturale capacità di attrazione
culturale e mediatica da parte delle vicende belliche, così
sovraccariche di tragicità e conflitto, ma anche in una sorta
di tendenza alla rimozione di un periodo rispetto al quale
per molto tempo si è forse preferito non misurarsi, se non
in modo sommario e superficiale, limitando in tal modo
non tanto la conoscenza storica in senso stretto, quanto