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2/11/2016
28 ottobre a Predappio. Il carnevale dei “fasciotonti”
Marco Valle
Il Fascismo fu cosa tragica e seria. Terribilmente seria. Il Fascismo, piaccia o meno, fu modernizzazione autoritaria,
riforme sociali, città avveniristiche, progresso, cultura. Un tentativo di superamento del capitalismo e del marxismo,
quella “terza via“ irrealizzata e incompiuta. Al tempo stesso, il Fascismo fu, purtroppo, compromesso con i poteri
forti, un conflitto sbagliato (e mal condotto e poi perduto), l’orrore della guerra civile.
Per Adriano Romualdi, il duce «aveva predicato l’idea della nuova gerarchia e si era circondato non di un’aristocrazia
di uomini ma di un entourage di retori e di adulatori. Aveva proclamato la rivoluzione ma tollerato l’immobilismo
borghese e qualunquistico dei salotti e dei circoli ufficiali. Infine per due volte, al momento decisivo, lui, il duce, il
massimo interprete della dottrina della forza e dell’azione, si era rassegnato senza combattere». 25 luglio e 25 aprile.
Due date pesanti.
Ma per Adriano — al netto degli errori e delle delusioni — Mussolini rimane l’uomo che «ha dominato il suo tempo,
ha suscitato speranza, ha infuso forza, fede, energia ad un popolo vecchio, scettico, sfiduciato. È stato un Romano in
mezzo a degli italiani. È stato il migliore di noi». Il resto è silenzio.
Ecco perchè risulta insopportabile, offensiva la kermesse che, puntualmente, ogni 28 ottobre e dintorni, una banda di
idioti nerovestiti mette in piedi a Predappio. In quei giorni nella cittadina romagnola dai torpedoni sbarca — nello
sconcerto di migliaia di visitatori fieri, rispettosi ed educati — un’umanità devastata e grottesca: alcolisti in uniformi
fantasia, reduci del nulla, ragazzini sbandati, rottami umani d’incerta provenienza. Quattro urla sguaiate al cimitero e
poi tanti brindisi nelle osterie. Per un osservatore attento come Maurizio Murelli un patetico intreccio « tra il funerale
del nonno e il carnevale di Rio ».
Intanto la cripta, in attesa dei fondi della Fondazione AN, versa in condizioni allarmanti. Probabilmente, alla fine, ci
penserà Giorgio Frassineti, l’intelligente sindaco PD di Predappio che ha restaurato i simboli mussoliniani e vuole
trasformare la Casa del Fascio in un museo sul Ventennio. Preoccupazioni e progetti che non toccano la carovana dei
fasciotonti. A loro bastano le damigiane di “vino nero e me ne frego“. Trallalero trallalà…