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Croce fa iniziare la sua Storia d'Italia dal 187l, e già la cosa suscitò discussioni. La Storia d'Italia dell'Einaudi parte
invece dal 476 d.C., con la deposizione di Romolo Augustolo... Anche solo fissare una data di inizio dell'
“
identità
nazionale
”
è arrischiato».
Quindi: cosa facciamo della Casa del Fascio? La lasciamo così, abbandonata?
«Facciamone una biblioteca completa sulla storia del fascismo. Perché no? C'è una produzione di studi sterminata e
continua su questo periodo storico, anche fuori d'Italia, in Francia o in Germania. Pensiamo oltretutto alle dissertazioni
di laurea e dottorato... Una biblioteca così sarebbe utilissima. Un museo del Fascismo a cosa serve?».
Magari a spazzare via gadget e nostalgismo...
«Ma no. Sarebbe sempre qualcosa di ibrido tra celebrazione e mummificazione».
E per farla finita con la fascisteria dei pellegrinaggi della memoria, cosa serve?
«Non c'è alcuna ricetta. Solo il tempo».
E quanto dovremo ancora aspettare per parlare del fascismo senza celebrazioni col braccio teso a destra, o
dimenticanze a sinistra?
«Un giorno, siamo negli anni Cinquanta, chiesero a Zhou Enlai, fedele compagno di lotta di Mao Zedong e autorevole
ministro degli Esteri cinese, un giudizio sulla Rivoluzione francese. Ci pensò un attimo, e poi rispose:
“
Mah, è un po'
presto...
”
. Una battuta, certo, ma non aveva tutti i torti se pensiamo che non molti anni fa, nel bicentenario del 1789,
tante certezze su quell'evento fondamentale per l'umanità sono state messe in crisi».
Bisogna aspettare.
«In quasi tutte le famiglie italiane si tramandano ancora valori e prese di posizione contrapposte riguardo il fascismo.
In molti hanno un parente morto per mano dei fascisti o degli antifascisti... Sì, bisogna aspettare. Fino a quando
sopravviveranno elementi emotivi e passionali così forti».